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martedì 15 giugno 2010

Box inediti

1


Sei andata oltre il giro dei pianeti
a cercare  cherubini, il giardino dell’Eden,
fuori dai sogni smarriti per il mondo
come il tuo Dio, emigrante altrove;
il gesto di Florian davanti alle ceneri dei morti:
 un inutile divagare fino alle rive del Po
in questo Maggio da unde malum
come se fossimo rimasti soli
 in mezzo ai clivi erbosi di lupi ed orsi neri:
è dunque questa la nostra storia:
un verderame nelle vene
dove ristagnano le memorie
come  crisalidi del passato,
oh Helda!

2

Una parte del tetto è crollata,
non c’è bisogno, Morel,
di rifare le pareti dell’anima
sulla collina di Spoon River.

Legno stagionato ha portato Blondel.

Sarà perché non si andava più avanti
e quel poco che c’era da fare
era attendere un giorno fedele alla vita,
tanto difficile è spalmare di miele
le stanze della casa,
anche se il tetto è crollato
e tutto dovrà essere rifatto daccapo
quando verrà da Stafford
la Signorina “occhi perduti”
a sfogliarci le mani come rametti di ruscus.

3

Cara Juliet,

qui dove l’inverno dura più della barba di Santa Claus,
ci siamo arresi al freddo di febbraio,
come quei piccoli uomini ai bordi delle piscine,
senza bandiere e né futuro,
mi viene da pensare alle notti di Stoccolma,
alle renne venute a cercare gli avanzi di Natale:
tutti abbiamo festeggiato l’anno che passava;
il tempo come uno sparviero sui pinnacoli dei grattacieli
di un’America battuta; l’Urlo di Munch
era un passepartout per un inferno alle porte,
sette pennelli, sette, non sono bastati
a dare luce alla tua tela,
le lunghe ore a parlare del punto morto del mondo,
l’anello che non tiene, sempre in fede obliqua,
mi venne uno strano freddo allora,
come una ipotermia da clochard
sotto la cupola degli Inquietanti avvolta dalla neve,
la Ville Lumiere, un’isola per noi,
spesso i ciechi che girovagavano per i paesi,
si radunavano a casa nostra,
cantavano canti spirituali;
per sbocciare come gelsomini,
rinascere nelle piazze d’Europa o sotto il ponte di Mirabeau
perché i più bei fiori del mondo sono i non-ti-scordar-di-me.

4

Mi sei sfiorito tra le mani come l’ala di una farfalla:
aligero amore, mendicante agli angoli delle strade
quando l’autunno non ha più colori
e il melograno avvizzisce al freddo che sopravviene.

Qui non ci è dato di vedere altri orizzonti.
Deserta è la mulattiera
come la storia che ci umilia ad ogni ora.

Fantasmi passano sotto i ponti.
Sostano nella casa dove tu appresti la loro cena
la notte di novembre e di Natale.

5

Siamo venuti in questa casa
a leggere il Deuteronomio,
tra cielo e terra
arcobaleni,
frutti di cactus e melograni;
tutto quello che è marcito
é rimasto nella casa.

Betty ama i fiori,
cura i quadri di Van Dyck,
guarda l’orizzonte
se mai verrà acqua dalle nuvole sul monte.
se ne sta sola, senza tarocchi e santi
col suo piccolo paniere di sogni e di virtù.

Qualcuno dovrà pure dirle
che è cambiata la stagione,
che è l’ora della vendemmia
nel giardino vicino casa;
come tulipani nel tempo ci pieghiamo
a raccogliere i grappoli dai cespi,
svuotare gli armadi di palissandro,
togliere dal soppalco il mantello di Dio
quando suona il grande Benny
nel colmo della notte,
nel colmo, Betty!

6

Abbiamo sopportato l’infido inverno,
pregato Charlie di non fare brochure
per il club privé,
inutile insistere col new dada;
sono cambiati i colori del mondo,
farfalle e rondoni non hanno più patria,
Raus, svegliati da questo sonno di morte,
il signor Park ha danneggiato le aiuole,
ha messo controvento le tende sui balconi,
rivoltato la terra nei vasi;
non crescono più le foglie di arnica.

Mon coeur, non c’è compleanno
che non mortifichi il passato,
il canto di Marinella dura ancora
nelle canzoni di maggio
e Natalie ha voluto casa e figli,
l’album di nozze a colori,
siamo diventati vecchi, Raus
se anche la mente dimentica
la danza delle piogge
quando l’estate fa di questa città
una terra di spenti candelabri
e di gocce di cera essiccate.

Tu non lo sai, ma sotto il ponte di Stone Bridge
passano i morti come fossero skippers.

7

Bloody Monckey aveva già fatto 10 yards
quando tornò indietro attraversando ponti,
e green country, un’isola deserta
come potrebbe dirsi una città vuota
di chicanos e baiadere,
buttarsi nelle braccia
di un novembre piovoso,
dopo aver dipinto un cielo blu all’orizzonte,
fuori da nuvole e tornadi,
sorridendo ancora un poco
delle mani- di Josephine.

Zygel ha scritto che lascerà la campagna,
aspettando agosto e poi ottobre e dicembre
se ritorna la passione e s’apre a coda di rondine
un sogno di ragazzo ritmando Drum Boogie.

lo dice anche il vecchio venuto da Bisanzio
che a dispetto dei roditori
è un vero cercatore di quadrifogli
e di zenzero per la notte.

Il fatto è che non ci si può più fidare neppure dei ritorni,
dolce Deborah, troppo brutte sono le ombre o corvette
come le chiamano
chi si sveglia all’alba e diventa per un giorno
l’enigma di un canto inutile!

Io sto bene con Charlotte,
mi rende la vita come una cascata di fiori
nelle acque del venerdì santo
dove non sostano i vampiri;
allora sì che cominciamo davvero a divertirci,
affrontando l’azzurro.

Non a caso le famiglie Zigfrid e Larsey
ci hanno invitato alla festa del sole
domani, a Freiburg.

8

Sono riapparsi i convolvoli
nel giardino della signorina Gachet.

La novità è che non si vedono più
i filamenti di polvere
sulle LXVII poesie di Postkarten,
né le grigie opaline
sul tuo bonheur du jour.

Sono riapparsi i convolvoli, è vero
ma per coprire le crepe sui muri
della casa di Frantisek Olaf.

A tua immagine somigliamo
orchidea selvaggia,
e tutto il giallo, più giallo del mais,
e il chrysanthellum e il cardo mariano,

la luce del giorno e il buio della notte,
la città di cipressi e olmi,

le rose di Duisburg e la dolce dimora,
il salice bianco e il vischio a Natale:

tutto quello che amammo e perdemmo
con le lacere insonnie e le ariette oubliées
sono segnalibri del tempo
nel dominio di furti e di fiori,
come un respiro a metà, un nocciolo duro
tra gola e laringe!

9

Con garbo e tardiva promessa
ti libero dalla mente i pensieri allo sbando,
la fine di un inganno.

Oggi ti ha riportata a me
un gioco di salvezza che più non m’appartiene
per questa fede che mi lega
ad un’onda di cormorani abbandonati.

Alle sere che sopraggiungono
ti affido il Libro dei Proverbi.

Vivere stanca come i respiri
mai portati a fondo;
i piccioni fuori rotta,
nessun necrologio sul Berliner Zeitung,
un Bounthy la vita alla deriva:
solo un’ipoteca per domani,
qualche metafora nei versi,
se mai la leggeranno
il signor Seurel e Edgar da Melrose.

10

Il viaggio é low cost,
con bassa cabina e senza moli
in un giorno di sopportabile follia,
verso un altro cielo, un’altra terra,
come dice padre Mills
nella sua chiesetta di campagna,
affollata la domenica,
per il battesimo dell’acqua
e il kirye eleison dei morti a Jabalia
finché durerà la terra, seme e messe,
e giorno e notte non cesseranno;
i lieviti dell’anima mai maturati a pane,
poco chiari la via e l’indirizzo,
(immensamente vaghi),
forse occorreva una schiera di trapassati
a diradare la nebbia dei nostri porti,
oh mes amis che origliate
il fruscio delle comete,
dite ai vivi che restano in città
di pensare un poco a Carol e Jodie
e a Miss Ingrid di Dusseldorf
che non hanno mai amato il buio della notte
né la polvere dei millenni!
Il viaggio è low cost
con bassa cabina e senza moli.
Prima o poi sapranno
cos’è l’incantevole leggerezza della vita,
al largo dei carriaggi e di qualche piccola lumiére.

11

E’tardi, Daisy, quasi mezzanotte!
Non c’è più tempo per il breakfast,
cercare l’elisir di lunga vita,
uno stradivario per la fine
nella scorribanda d’aprile.

Ci minacciano le centurie, i codici del Louvre,
il tight nell’armadio stile liberty,
mentre esondano i fiumi sui morti già spogli.

L'anno scorso, a Portsmouth, Miss Winter
cercava, tra ruderi e radici,
come nella piana di Giza,
le nostre assenze già scritte.

Oh Moses, chi colse l’erba nei giardini d’Engaddì
non nutriva sospetti: aveva mani e cuore da hidalgo
come le figlie di Jerusalem!

A sentire Kaminskj parlare di tavole scisse,
é non vedere la primavera
tra rappresaglie di vento e di gelo.

E sono queste le sere che ci danno più pena,
oh Daisy dai colori dell’alba svaniti,
tu, eclissi di luna: mio sepolcro di neve!

12

E ora che dalle terre di pianura ai boschi autunnali
nessuno più si aspetta miracoli dall’aloe,
che sarà del fumo delle carbonaie
nei giorni che s’intrecciano
come gambi di bouquet?

Doveva essere una sera di repertori
più che di totale cecità.

Tosh tirò dritto per la sua strada
dimenticando il passato,
profumo di talco e d’elicriso,
prima di riordinare sangue e ossa,
fiumi d’anni e d’erbaspada,
tenere a bada il flusso dell’anima
risalito in un bookshop di periferia,
mentre cercavamo
Le passage de commerce Saint Andre di Balthus
e la neve cancellava la città e il suo limite,
i morti per acqua e solitudine.

Fu allora che ci avviammo fuori pista,
dopo il disegno dello sciamano,
antico, quanto il mondo,
dove il silenzio è ouverture sui marmi
quando tornano i passeggeri di novembre
a ravvivare mammole, sorrisi sbiaditi:
il double face della vita,
rassegnata a se stessa.

13

Coprilo di terra il passo mai fatto. Sognalo,
di rimpianto in rimpianto, il lampo che non verrà.

Un freddo balcanico si è fermato
alle porte di Minsk, così che l’inverno
è stato davvero amico delle foglie.

A sentire Wilson non c’è alba
che sia più oscura della sera,
né attimo che duri più di un ricordo.

Cadono a pioggia i giorni del Capricorno.
Si nutrono di terra gli umidi inganni.
Ma ti pare, Wilson, che tutto questo
sia soave tempesta?

Dura l’ombra delle querce
sui nudi rami di gennaio
e sull’epigrafe – di Isabel e di Oliveira:
Que Seya Eterno! Meu Amor!-

Così si ricordano i morti,
il mistero della separazione,
l’infanzia e l’esilio spirituale.

A volte rinascono nell’ampolla dei nostri sogni.
Oltrepassano guadi e canyions.
Se ne stanno muti come Cecil
e i pallidi ghosts nell’oscurità dell’assenza,
dove fanno lumicino Fanny e Annabel,
e la Granduchessa di Swedenborg.

Ed è grazia sottile rivedere le erbe d’aprile
cingere il fiume salato dei vivi,
fino alla bottega di Wanderbitt e di Edwards,
ultimi writers e poeti,
troppo vecchi per parlare di Dio.

3 commenti:

  1. Forse le potrebbe interessare:

    http://freeforumzone.leonardo.it/forum.aspx?c=29764&f=29764

    Ottime letture le sue...

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  2. Grazie della segnalazione e del gentile commento che ho apprezzato moltissimo. Cordiali saluti e auguri di buone ferie. Mario M. Gabriele

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  3. Mi sei sfiorita tra le mani...Come dimenticare questa poesia!
    Carlo Marchigiani

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